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Vol. I, capp. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26.
IV.
POESIA ESTEMPORANEA.
POESIA ESTEMPORANEA.
Indicatore Genovese, n. 6 del 14 giugno 1828.
[45] Il magnifico Salone del ridotto nel Gran Teatro avea d’uopo d’una solenne occasione ond’essere inaugurato alle arti belle che lo fecer sorgere, e l’impresa non potea meglio raccomandarsi che all’inspirato linguaggio delle Muse. – Opportuno fu l’arrivo in questa nostra Città del Dottore Antonio Bindocci di Siena, socio di varie illustri Accademie d’Italia (supponiamo anche Pastor Arcade) il quale nella sera d’jeri (15 Giugno) diede in detto locale un’Accademia di Poesia estemporanea – Dotato di una bellissima voce che sa modulare con molto garbo, e con accompagnamento di forte–piano, cantò diversi argomenti proposti da una scelta, sebbene non troppo numerosa udienza, ed il modo con cui furono trattati rimosse l’idea, non insolita a formarsi in simili occorrenze, di qualunque amichevole concerto – Gli esuli di Parga alla Tomba di Byron – riscosse vivissimi applausi. Nella Francesca da Rimini, argomento trattato in ottava, ed a rime obbligate, fu sommamente gradita una gentile allusione all’autore presente di uno dei più bei Drammi che vanti il moderno Teatro musicale, che porta il medesimo titolo (il chiar. Prof. Felice Romani). – Il Sonetto, quell’orrido letto di Procuste, reso anche più incomodo dall’obbligazione delle [46] rime, non sembra il genere più favorito al Poeta; che ne disse per altro uno ben felice sull’argomento Petrarca alla Tomba di Laura. – Del resto il sig. Bindocci che in età ancor verde segna i primi passi su quello che i suoi confratelli chiamano l’arduo sentiero, ci fa sperare che dalle falde non tarderà molto a comparire sull’erto giogo, ecc. ecc. – ciò che gli auguriamo ben di cuore, non tanto per il suo, quanto per l’onore della nostra Italia, che sola gode il privilegio di produrre simili portenti.
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